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mercoledì 30 luglio 2014

Quarta di copertina "Esiliato sulla Terra"



Ecco la quarta di copertina che ho scritto per il mio romanzo fantasy "Esiliato sulla Terra":



"Esiliato sulla Terra" è un romanzo che unisce elementi fantastici a tematiche psicologiche ed emozionali.

Non è un puro fantasy, ma una parabola ascendente, un percorso di "crescita" attraverso l'umiliazione e l'annullazione di se stessi per arrivare a "occupare il proprio posto nel mondo". 
La cornice fantasy e l'esilio del ragazzo dal suo pianeta d'origine forniscono lo spunto per affrontare il tema dell'eroe solitario, dell'emarginato, della solitudine, quella vera e profonda, che scuote con fremiti dal profondo di un animo lacerato.
Il romanzo porta in sè la metafora del "prima, durante e dopo" una delle innumerevoli prove che la vita ci pone dinanzi ogni giorno (da un semplice esame universitario a prove ben più difficili e dolorose, come ad esempio una malattia), l'angoscia e il tormento del prima, la sofferenza del durante e il sollievo e il premio del dopo".




Altro esempio della mia scrittura



Copyright Flavia Cantini, 2014

martedì 29 luglio 2014

Comunicato dell'uscita di Esiliato sulla Terra




Ecco il comunicato che ho scritto e inviato ai giornali per segnalare la notizia dell'uscita del mio romanzo fantasy "Esiliato sulla Terra":


Un nuovo romanzo fantasy per la giovane scrittrice ligure Flavia Cantini, classe 1987.
"Esiliato sulla Terra", edito da David and Matthaus, è il quarto romanzo nato dalla penna di Flavia (dopo Notti senza luna, Notti senza luna – Il Male e l’angelo, Storia di un Collegio) e ha visto le stampe nel mese di Aprile 2014.
Un romanzo che unisce elementi fantastici a tematiche psicologiche ed emozionali.
Non un puro fantasy, quindi, ma una parabola ascendente, un percorso di crescita attraverso l’umiliazione e l’annullazione di se stessi per arrivare a “occupare il proprio posto nel mondo”.
111 pagine che scorrono senza fatica attraverso un mondo fantastico e il pianeta Terra, due mondi diametralmente opposti, la cui differenza deve portare con sé qualche sana riflessione.
E’ attivo un blog all’indirizzo http://flaviascrittrice.blogspot.com e il sito dell’autrice www.flaviacantini.it


“Esiliato sulla Terra” di Flavia Cantini, pag. 113, David and Matthaus, prima edizione Aprile 2014


E' un altro esempio della mia scrittura


Copyright Flavia Cantini, 2014


Descrizione del Progetto Fotografico "Dal campo al pane, una storia antica"



Oggi voglio riportare la descrizione che ho stilato per il progetto fotografico che ho appena realizzato, dal titolo "Dal campo al pane, una storia antica" e che vuole recuperare folklore e tradizione.


"Dal campo al pane, una storia antica": il progetto fotografico di Flavia Cantini vuole raccontare l'antica storia del percorso del chicco di grano dal campo alla tavola.
Una storia remota e ormai sconosciuta ai più, un rito antico e gioioso quello della trebbiatura del grano, un racconto di come l'uomo si procurava il pane in armonia con la natura.
Nel racconto fotografico "Dal campo al pane, una storia antica", realizzato attraverso il montaggio di fotografie digitali a colori animate con After Effects, accompagnate da musica country e didascalie suggestive, viene immortalato tutto il percorso, genuino e naturale, che, in estate, portava il grano dai campi assolati alla tavola imbandita.
Possiamo apprezzare la fase del taglio con la "mietilega", la fase della trebbiatura con l'ausilio di una pittoresca trebbiatrice di legno fino ad arrivare al prodotto finito, il pane cotto nel forno a legna.
Una storia dal sapore d'altri tempi, un recupero di folklore e tradizione ormai dimenticati ma degni di salire nuovamente alla ribalta.
Le fotografie scorrono lente e si dissolvono l'una nell'altra con un montaggio fluido che coinvolge lo spettatore in un ritmo rilassato per consentirgli di assaporare con calma un capitolo di storia contadina che non deve cadere nell'oblio.
Flavia Cantini ama ripescare dal passato folklore e tradizione e dar loro nuova vita attraverso il video, suo strumento prediletto. E crede nella contaminazione positiva di passato e presente attraverso le nuove tecnologie digitali.



Ecco un esempio della mia scrittura.


Copyright Flavia Cantini, 2014

venerdì 23 maggio 2014

Presentazione pubblica Esiliato sulla Terra




La prima presentazione pubblica del mio nuovo romanzo fantasy "Esiliato sulla Terra" si terrà il giorno 5 Giugno alle ore 16.30 a Cairo Montenotte, provincia di Savona.





Stay tuned!




lunedì 12 maggio 2014

Flavia al Salone del Libro di Torino



Ho partecipato con piacere come autrice al Salone del Libro di Torino, domenica 11 Maggio 2014, con il mio nuovo romanzo "Esiliato sulla Terra", David and Matthaus Edizioni.


Eccomi al Salone :)













Stay tuned!




martedì 6 maggio 2014

I romanzi e racconti di Flavia Cantini



Ho pensato di riunire in questo post le copertine di tutti i miei romanzi e racconti che sono stati pubblicati fino ad oggi, una carrellata per fare un po' il punto della situazione attuale :)





ROMANZI



 2011




 2012




 Ebook 2014




 2013





 2014




ANTOLOGIE CON MIO RACCONTO PRESENTE:




 2014





 2010




 2013




BREVI RACCONTI



 2010




 2014


lunedì 18 novembre 2013

Storia di un Collegio




Questo è Storia di un Collegio in poche righe:




"Nicola, studente al primo anno di Università, si trova di fronte al problema dell’alloggio: dopo aver compiuto una vana ricerca, ripiega infine su un collegio a conduzione religiosa, isolato in collina.
La rigidità delle regole, gli sguardi ambigui dei frati, i corridoi bui, la struttura imponente e solitaria… C’è qualcosa in quell’ambiente che, da subito, non convince Nicola.
L’amicizia con altri due ragazzi e le indagini improvvisate porteranno, piano piano, alla luce sospetti sempre più inquietanti e la serenità di Nicola sarà gravemente turbata ogni giorno di più.
Cosa nasconde il collegio/convento? Può la semplice permanenza in una struttura per studenti universitari trasformarsi in un incubo?
E, soprattutto, come mai soltanto Nicola, ormai adulto, può narrarci questa storia, premettendo però che non potrà mai più usare il suo vero nome?"



© Flavia Cantini
                                                                    


sabato 16 novembre 2013

Booktrailer Storia di un collegio di Flavia Cantini




Ecco che vado a presentarvi il booktrailer del mio nuovo romanzo drammatico "Storia di un Collegio".

Continuate a seguirmi per tutti gli aggiornamenti :)


© Flavia Cantini

martedì 5 novembre 2013

Solitudine


Un tema a me caro, poichè lo trovo controverso, piacevole e spiacevole allo stesso tempo, è sempre stato quello della Solitudine.

Ecco come immaginai la Solitudine in un breve scritto del 2002.


"Un giorno insignificante, un giorno qualsiasi, la solitudine bussò alla mia porta.
Aprii.
Indossava abiti grigi, mi guardava con aria malinconica e non riusciva a fissarmi negli occhi, quasi si sentisse in dovere di scusarsi della propria esistenza.
Dopo pochi istanti, prese fiato, si schiarì la voce e disse: Seguimi. Andremo lontano.
La seguii.
Camminammo tra pianure deserte e oscure, tra foglie morte e alberi caduti.
Non parlava e io non osavo fare domande.
Dopo un tempo imprecisato, dopo notti buie e lamentose e giorni strappati alla luce da una fitta nebbia velata di malinconia, arrivammo ad una capanna.
Una persona sedeva all'ingresso, smarrita.
La solitudine le parlò così: Tu hai finito qui. Torna al mondo.
La solitudine mi indicò una sedia: Starai qui per un po'.
Mi sedetti ed essa scomparve nel silenzio.
Di giorno guardavo le nuvole e di notte le stelle, uniche compagne in quel silenzio senza fine.
Poi, al tramonto di un giorno come tanti, improvvisamente la solitudine tornò: Il tuo tempo qui non è ancora terminato. Ma ti giuro che terminerà.
Sperai con tutto il cuore che fosse veramente così."



© Flavia Cantini

domenica 27 ottobre 2013

"Prigioniero di un altro"



Nel 2009 ho partecipato al concorso "Granelli di Parole" indetto dalla Casa Editrice Kimerik e il mio racconto breve, Prigioniero di un altro fu selezionato e inserito nell'Antologia del concorso, dal titolo "Racconti di autori italiani" 2010.


Di seguito, vi posto la prima parte del racconto.




“La torcia, oddio la torcia! Non posso averla dimenticata, dannazione!”.
Lorenzo frugò nelle tasche del giubbotto con un certo nervosismo, non volendo neppure immaginare di aver dimenticato la cosa più importante in quella notte senza luna.
Ma, un istante dopo, un rigonfiamento nella tasca sinistra fece tirare un sospiro di sollievo al ragazzo che, subito, afferrò la torcia e, con un misto di ansia e timore, si decise a percorrere il vialetto lastricato che dal marciapiede conduceva ad una vecchia villetta abbandonata all'estrema periferia della città.
Quella villetta, dall'intonaco verde acqua, con i balconi di marmo, circondata da un parco dove, ormai, le piante crescevano selvagge, aveva sempre attirato lo sguardo di Lorenzo e popolato i suoi sogni e i suoi incubi.
Lorenzo, da quando riusciva a ricordare, era sempre stato ossessionato da quella villetta e, da bambino, aveva trascorso interi pomeriggi, nascosto dietro i cespugli, a fissare quelle finestre, quei balconi così severi e neanche troppo belli, quella facciata verde acqua e a chiedersi come mai quell'edificio attirasse così tanto la sua attenzione da sognarlo anche di notte.
Quante volte il ragazzo si era svegliato di soprassalto la notte dopo aver sognato di trovarsi dinnanzi a quella villetta e di non essere più capace di muoversi, tanto era il fascino pericoloso emanato da quella costruzione, quante volte aveva urlato nel cuore della notte per aver visto, in sogno, la villetta bruciare e aver desiderato di gettarsi nel fuoco per non abbandonare quei muri ma seguirli anche nella fine, quante volte, tornando da scuola, aveva rallentato il passo dinnanzi al cancello della villa e aveva spiato oltre la siepe, tormentato dal desiderio di vedere, di osservare, di carpire ogni segreto di quell'edificio.
Gli anni trascorrevano, Lorenzo cresceva ma l’ossessione per quella villetta, che neanche lui era mai riuscito a spiegarsi, non accennava a diminuire e il giovane ormai conosceva a memoria ogni cosa riguardo quell'abitazione, compresi gli inquilini che si erano avvicendati negli anni.
L’ultimo era stato un vecchietto che, nonostante dovesse essere ricco per poter permettersi una simile dimora, trascorreva tutto il giorno in solitudine nel parco della villa a curare le piante e mai era stata data una festa in quella sontuosa abitazione da quando l'anziano signore ne aveva preso possesso.     
Chi avesse abitato in quella villa negli anni a venire, era cosa sconosciuta a Lorenzo: il ragazzo era andato a studiare fuori città e si era ripromesso di non rivolgere più il pensiero a quella dimora che aveva cominciato ad inquietarlo non poco, calamitando il suo sguardo e i suoi pensieri nel corso del tempo.
Ma, ora, in quella fredda sera di novembre, mentre spirava un venticello freddo e piccole gocce d’acqua già calavano sulla città, Lorenzo non aveva più saputo resistere e si era finalmente deciso ad affrontare il “mistero” di quella villetta che non vedeva da più di un anno, ormai.
E ora che il giovane camminava, con circospezione, lungo il vialetto che conduceva alla villa, si rendeva sempre più conto che era come se qualcosa volesse attirarlo all'interno di quella dimora e che per lui non era possibile distogliere lo sguardo da quei muri, da quelle colonne dinnanzi al portone, da quei balconi.
Respirando profondamente, Lorenzo si avvicinò al portone ormai sfondato e, così da vicino, si rese conto che ormai la villa versava in uno stato di abbandono totale; con attenzione e cercando di illuminare il cammino con la torcia, il giovane salì i pericolanti scalini che conducevano al portone e, senza più esitare, varcò la soglia facendosi strada tra mille detriti.
La debole luce della torcia, vinta ad una lotteria, a fatica permetteva a Lorenzo di vedere dove metteva i piedi; il ragazzo, dopo aver dato una sommaria occhiata a quello che, una volta, doveva essere l’ingresso (e ora ingombro di detriti, sedie rovesciate a terra, polvere ovunque, vecchi candelabri e soprammobili  in pezzi), svoltò a destra e si ritrovò in una camera non molto grande ma che sembrava essere stata finemente arredata.
Prima che Lorenzo potesse dirigere la torcia in ogni angolo per ispezionare meglio il posto dove si trovava, un camion passò accanto alla villa, nella strada di fronte, e, il fascio di luce dei fanali, illuminò, per un istante, a giorno la stanza e al giovane, inorridito, apparve davanti agli occhi, accanto all’armadio, la sagoma di un oggetto (dalla sagoma inconfondibile) che non poteva essere altro che una lapide; e su di essa sembrava scritto un nome con caratteri gotici e di colore rosso sangue, il nome di un ragazzo: Luigi.
E, non appena Lorenzo, scosso, puntò la torcia in ogni angolo della stanza per rendersi conto di dove si trovasse, vide che quella era stata proprio la camera da letto di un ragazzo: tra i detriti e la polvere si scorgevano ancora vecchi poster che penzolavano ormai dai muri, un pallone solitario e sgonfio, vecchie automobiline da collezione su una mensola corrosa dai tarli e una cornice a terra con una foto, ormai sbiadita, di un giovane che sorrideva in tenuta da calcio.
Lorenzo, che cominciava a sentire qualche brivido, si decise a puntare la torcia nell’angolo in cui, poco prima, aveva scorto la lapide e, con grande sgomento e sorpresa, vide che, in realtà, non vi era nessuna lapide.
Il giovane, a quella scoperta,  non sapeva se sentirsi sollevato oppure angosciato e la risposta a questo dilemma gli venne poco dopo quando cominciò a sentire sinistre voci e sadiche risate turbinare tutt’intorno a sé e la paura lo assalì con la sua gelida morsa.
Lorenzo girò sul rotondo più volte nel tentativo di individuare il punto esatto da dove provenivano quelle sadiche e infernali risate ma tutto fu inutile perché le voci e le risate sembravano riecheggiare ovunque.
Poi, a paralizzare del tutto il ragazzo nel cuore della notte in quella villa abbandonata, giunse, come un’eco lontano, una lugubre cantilena cantata da una voce di ragazzo: “Di nuovo nel mondo…Ma non con il mio corpo”.
Questa lugubre e misteriosa cantilena sembrava venire da lontano, da un punto imprecisato e, sebbene debole e distante, provocò, per le sue parole sibilline, un’angoscia terribile in Lorenzo che, seduta stante, decise di allontanarsi da quella stanza; prima di uscire dalla villetta, però, vinto dalla curiosità, il giovane fece un rapido giro delle altre stanze del pianterreno e, con sgomento, vide che, nonostante il disordine, i detriti e la polvere, tuttavia la villa sembrava essere stata abbandonata da poco e all'improvviso, come se i proprietari fossero svaniti nel nulla.
Tutti gli elettrodomestici, i divani, i televisori, tutto c’era ancora e il giovane notò, persino, sul tavolo della cucina, una scatola di caffè e una bottiglia d’acqua.
Perplesso e ancora turbato dalle enigmatiche parole della cantilena, il giovane, alle prime luci dell’alba, uscì di fretta dalla villa e, una volta arrivato nel vialetto, si scrollò di dosso la polvere e con essa immaginò di scrollare via da sé anche quella sinistra esperienza.
Frastornato e confuso, Lorenzo uscì dal parco della villa chiudendosi dietro il pesante cancello, che gli ubbidì a fatica con sinistri cigolii, e, prima di mettere piede sul marciapiede, il giovane rimase ancora qualche istante immobile con la mano aggrappata alle inferriate ormai coperte di ruggine.
Tutto ad un tratto sentì avvicinarsi di corsa, un gruppetto di persone alle prese con il primo jogging mattutino, tre ragazzi e due ragazze che, non appena passarono accanto a lui, dopo averlo squadrato con occhi attoniti, gli dissero in coro: “Ciao Luigi, ma sei qui?”.
Lorenzo non ebbe neppure il tempo di reagire che subito i giovani, ancora più confusi, mormorarono tra loro “Ah, no! E’ un altro ragazzo!” e continuarono la loro corsa."......


© Flavia Cantini

venerdì 25 ottobre 2013

Come nasce un mio racconto/romanzo



In questo post voglio rendere partecipe il lettore di come nasca il mio atto creativo.


Innanzitutto mi lascio guidare dall'ispirazione che può manifestarsi sotto forma di un'idea che ritorna più volte, un flash, un'immagine, una frase che mi balena in testa all'improvviso, il nome di un personaggio, una vicenda reale o fantastica. 
E basta questo primo elemento, anche se minimo, a far nascere in me il desiderio di dare vita a una nuova storia che porti dentro sé questa base. 
Inizia dentro di me un'attenta riflessione, un continuo flusso di pensieri (che lascio più che altro liberi di associarsi in maniera autonoma e imprevedibile, quasi da flusso di coscienza) che mi portano, piano piano, a mettere insieme la struttura portante del nuovo racconto e/o romanzo. 
Allora, una volta raccolto e visualizzato tutto il materiale necessario (idea di fondo, trama principale, eventuale sottotrama, protagonista, personaggi principali e secondari...) inizio a scrivere seguendo a grandi linee una scaletta (da cui però, in corso d'opera, posso anche distaccarmi se le esigenze della storia si incanalano in modo imprevisto). 
E la scrittura avviene quasi da sé, mi sento il tramite della storia e dei personaggi, sento come se fossero loro a dirigere gli eventi e il mio atto creativo, è come se tutto fosse già nella mia mente e io dovessi soltanto permettergli di vivere trasponendolo su carta. 
L'ispirazione per me è fondamentale, è la mia guida e per stimolarla penso molto, fantastico, sogno ad occhi aperti, mi guardo attorno, osservo con attenzione ciò che accade, le persone, ascolto ripetutamente la musica, leggo tantissimo, rifletto e appunto ogni sensazione o minima idea che mi sovvenga.


© Flavia Cantini

lunedì 21 ottobre 2013

Il romanzo incompiuto


Penso che quasi ogni scrittore abbia, da qualche parte, il suo romanzo incompiuto.

Io, il mio romanzo incompiuto, Incubo, lo scrissi nel 2006, a diciotto anni.
Non avevo intenzione di lasciarlo incompiuto ma così è stato, sono arrivata poi ad un certo punto della trama e ho scoperto che doveva terminare lì, che c'era qualcosa, appunto, d'incompiuto, e che quella storia avrebbe avuto il suo finale, sì ha un finale, ma la parte centrale sarebbe rimasta per metà non terminata.


Un romanzo su un tema difficile, la follia, la pazzia, un romanzo che mi è sgorgato da dentro di getto, così, nell'estate 2006 e che portavo avanti in pomeriggi solitari in un casolare di campagna perché mi trovavo a mio agio a scrivere là, sola con la natura e il silenzio.


Un romanzo in cui io era il tramite del protagonista, io ero la penna attraverso cui, quel protagonista che sentiva salire la follia dentro sé, si raccontava al mondo che non riusciva a comprenderlo.
Un romanzo scritto quasi sotto dettatura, a tinte forti, un romanzo folle, appunto.


La mia prima prova di scrittura, una palestra, il momento in cui, per la prima volta, la mia vena creativa è sfociata nella narrativa e ho capito che, da lì in poi, avrei scritto narrativa.


© Flavia Cantini

domenica 20 ottobre 2013

Parliamo un pò del mio nuovo romanzo


Ecco, parliamo un pò del mio nuovo romanzo che dovrebbe uscire in primavera.
Tutto cambiato, nuova casa editrice, volume unico, rimane il genere: fantasy.
E un agile romanzo di veloce lettura.

Vuole rappresentare il mio "reinserimento" nel mondo della scrittura dopo l'esperienza, positiva e negativa, della pubblicazione dei primi due volumi di una trilogia fantasy che, a oggi, per svariati motivi, è rimasta incompleta.

Questo è stato un'esordio, un tentativo ma non mi ha appieno soddisfatto, non ha reso bene l'idea di quanto io ami la scrittura e di cosa io riesca a scrivere.

Esiliato sulla Terra, così dovrebbe chiamarsi, è un romanzo che ho scritto nel 2009 e poi rivisto nel corso degli anni.

E' il romanzo, a oggi, a cui tengo di più, quello che mi emoziona ogni volta che lo leggo, come se non l'avessi scritto proprio io.


Un romanzo di genere fantasy che unisce agli elementi fantastici tematiche psicologiche ed emozionali.
Non un puro fantasy quindi ma una parabola ascendente, un percorso di “crescita” attraverso l’umiliazione e l’annullamento di se stessi per arrivare a “occupare il proprio posto nel mondo”.
La cornice fantasy, il ragazzo da un altro pianeta forniscono lo spunto per affrontare il tema dell’eroe solitario, dell’emarginato, della solitudine e parlo di quella vera e profonda, la solitudine che scuote con fremiti dal profondo di un animo lacerato.
Inoltre il romanzo in questione è una metafora del “prima, durante e dopo” una delle innumerevoli prove che la vita ci pone dinanzi ogni giorno (da un semplice esame all'Università a prove ben più difficili e dolorose quali una malattia per esempio): l’angoscia e il tormento del “prima”, la sofferenza del “durante” e il sollievo e premio del “dopo”.




Stay tuned

© Flavia Cantini

mercoledì 16 ottobre 2013

Antologia "Il Viaggio" include un mio racconto



L'antologia letteraria "Il Viaggio metafora di vita" realizzata, a seguito del Premio Nazionale La Luna e Il drago V Edizione, dal Caffè Letterario La Luna e il Drago, contiene anche un mio racconto breve selezionato durante il concorso.

Il mio racconto breve si intitola "Panico" e lo trovate a a pagina 105.

Si tratta di un breve racconto che parla di un viaggio speciale, un viaggio all'interno di se stessi in compagnia dell'angoscia per poi risalire vittoriosi e essere pronti a intraprendere un altro viaggio, reale questa volta, per realizzare la propria vita.


Il link all'antologia: 
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1030097
e sua descrizione: 
Viaggio tra i ricordi,nel tempo passato o in futuro immaginato, nella nostalgia di tempi lontani come nella realtà di ogni giorno in un percorso già fatto o ancora da fare tra incontri, esperienze, addii, arrivi e partenze. Viaggio visionario nel tempo e nello spazio alla ricerca di altre realtà e altri mondi.Viaggio introspettivo alla ricerca di se stessi.



Il mio rapporto con la scrittura


Ecco come ho cercato di condensare, in poche righe, il mio rapporto con la Scrittura:


Il mio rapporto con la scrittura è viscerale, è qualcosa che mi viene da dentro, una sorta di urgenza, di chiamata da parte di una storia e dei personaggi a fare sì che, attraverso il mio intervento creativo, possano vedere la luce.
Ho la passione per la scrittura nel sangue, è una grande soddisfazione, è lasciare libera di volare la grande fantasia che ho, di immaginare e di creare situazioni che, senza di me, non potrebbero esistere.
I primi racconti li scrivevo già a sei anni, non passa quasi giorno senza che io scriva, appunti qualcosa, anche soltanto una semplice frase che mi viene alla mente e che, poi, potrà magari servirmi per strutturare una nuova storia.
La scrittura per me è un fuoco che mi brucia dentro e che non si placa fintanto che non ho portato a termine il racconto o il romanzo.

Amo la scrittura, è un rapporto d’amore direi, un senso di appartenenza l’una all’altra, io appartengo alla scrittura come lei appartiene a me.


© Flavia Cantini

giovedì 26 aprile 2012

Scrivere

Scrivere è creare, è un'arte, è un mestiere a tutti gli effetti, un mestiere che procura soddisfazione ma anche fatica.
Lo scrittore entra ed esce da realtà diverse, dalla realtà quotidiana, da storie sempre diverse e lo sforzo creativo è notevole, la mente lavora e genera, procrea e la stanchezza conseguente si fa sentire.


Scrivere è un mestiere, un mestiere nobile ma, purtroppo soprattutto a livello di esordienti, poco riconosciuto.


Scrivere è impegnare la mente a 360 gradi, è stare ore e ore in un mondo diverso, parallelo, è perdere il contatto con la realtà, è leggere e rileggere con elevata attenzione per correggere ogni singolo refuso, ogni singola virgola mancante o fuori posto, è lavorare con la mente e con il cuore.


Scrivere è opera creatrice, è dare vita a storie e personaggi che, altrimenti, non avrebbero mai visto la luce.


Scrivere soddisfa, regala gioia, è un mestiere insieme gratificante e stancante.


Oggi ho scritto, riletto, corretto, la giornata è stata proficua e ora sono stanca perché ho trascorso tutto il pomeriggio nei panni di più personaggi con personalità differenti in una realtà diversa.


Oggi ho fatto il mio Lavoro, Scrivere è Mestiere.

sabato 17 dicembre 2011

Panico da pubblico... superato!

Eccomi a scrivere il mattino dopo la serata che mi ha visto, per la prima volta, parlare in pubblico ad un evento dedicato soltanto a me e a Notti senza luna.
Confesso di essermi trovata in uno stato d'ansia perenne tutta la giornata di ieri (16 Dic), di non aver mangiato quasi nulla in preda alla paura di non essere all'altezza di sostenere l'evento, di non sapermi esprimere, di fare, insomma, brutta figura.
Una sensazione angosciosa (sono molto emotiva ma, d'altronde, se non lo fossi neanche potrei immedesimarmi nelle storie che scrivo ed essere "artista") che si è placata soltanto quando sono entrata nella sala allestita per l'occasione.
Seduta alla scrivania davanti al pubblico, l'ansia è scemata e ho iniziato a parlare, con passione, della mia "creatura" contestualizzando il primo volume nella cornice più ampia della trilogia e non tralasciando gli altri due volumi che verranno a completare il tutto.

E' stata una soddisfazione, ho vinto l'ansia e per me è una cosa molto importante perché, ahimè, ansiosa lo sono di natura.
La storia che avevo scritto mi ha guidato a rappresentarla al meglio e il panico "da pubblico" è stato superato.

Soddisfatta ma ancora un po' stanca, procedo in questo sabato pomeriggio di sole e vento a portare avanti il secondo volume, trascrivendo lo scritto dalla fedele agenda al Pc.

Ci aggiorniamo,

L'autrice