In questo blog riporto la mia attività di scrittrice dal mio esordio con l'idea di una trilogia fantasy e le mie opere passate, presenti e future
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sabato 30 novembre 2013
Storia di un Collegio disponibile su ilmiolibro.it
E' con piacere e soddisfazione che segnalo che il mio nuovo romanzo, Storia di un Collegio, è da oggi ufficialmente disponibile (cartaceo e ebook) su ilmiolibro.it all'indirizzo
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1037691
Stay tuned!
© Flavia Cantini
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martedì 26 novembre 2013
Ecco il romanzo: Storia di un Collegio
Ed ecco che è arrivato il mio nuovo romanzo "Storia di un Collegio"
Presto disponibile online su ilmiolibro.it e circuito Feltrinelli.
Stay tuned!
© Flavia Cantini
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lunedì 18 novembre 2013
Storia di un Collegio
Questo è Storia di un Collegio in poche righe:
"Nicola, studente al primo anno di Università, si trova di fronte al problema dell’alloggio: dopo aver compiuto una vana ricerca, ripiega infine su un collegio a conduzione religiosa, isolato in collina.
La rigidità
delle regole, gli sguardi ambigui dei frati, i corridoi bui, la struttura
imponente e solitaria… C’è qualcosa in quell’ambiente che, da subito, non
convince Nicola.
L’amicizia con
altri due ragazzi e le indagini improvvisate porteranno, piano piano, alla luce
sospetti sempre più inquietanti e la serenità di Nicola sarà gravemente turbata
ogni giorno di più.
Cosa nasconde il
collegio/convento? Può la semplice permanenza in una struttura per studenti
universitari trasformarsi in un incubo?
E, soprattutto,
come mai soltanto Nicola, ormai adulto, può narrarci questa storia, premettendo
però che non potrà mai più usare il suo vero nome?"
© Flavia Cantini
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sabato 16 novembre 2013
Booktrailer Storia di un collegio di Flavia Cantini
Ecco che vado a presentarvi il booktrailer del mio nuovo romanzo drammatico "Storia di un Collegio".
Continuate a seguirmi per tutti gli aggiornamenti :)
© Flavia Cantini
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venerdì 15 novembre 2013
Storia di un Collegio
Uscirà presto disponibile online su ilmiolibro.it (continuate a seguire il blog per gli aggiornamenti) un mio romanzo drammatico.
Queste sono le due righe di presentazione che ho pensato possano rendere l'idea del romanzo intitolato "Storia di un Collegio":
"Hai mai pensato che anche nelle situazioni apparentemente più normali si possa nascondere un mistero terribile? No? Questa storia ti farà cambiare idea. Sì? Questa storia confermerà le tue ipotesi."
Per
ora vi lascio con questa frase e con le caratteristiche tecniche del volume:
Narrativa
1a edizione 11/2013
Formato 15x23 - Copertina Morbida - bianco e nero
102 pagine
1a edizione 11/2013
Formato 15x23 - Copertina Morbida - bianco e nero
102 pagine
Inoltre segnalo che il volume è già fin da ora acquistabile
contattando me direttamente.
Al prossimo aggiornamento,
Flavia Cantini
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lunedì 11 novembre 2013
Scritto sotto la guida dell'ispirazione: "Inverno"
Sembra essere arrivato l'inverno e l'ispirazione mi ha colto per scrivere, di getto, questa riflessione sul mio rapporto con questa stagione che amo definire magica.
"Sono figlia del vento del nord,
sono figlia del pallido sole che d'inverno lesto sparisce all'orizzonte,
sono figlia di gialle foglie cadenti,
della nebbia, del ghiaccio e del freddo.
Sono figlia delle lunghe notti stellate,
dell'acqua fredda dei torrenti montani,
delle lattiginose giornate uggiose,
di un sole discreto e appartato.
Appartengo ai precoci tramonti invernali,
a lente, magiche sere d'autunno,
al fuoco di un camino,
al silenzio di borghi innevati.
Rari e pallidi Figli dell'Inverno,
l'incubo estivo è lontano,
siamo figli di una magica stagione
tutta per noi e per i nostri sogni"
© Flavia Cantini
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martedì 5 novembre 2013
Solitudine
Un tema a me caro, poichè lo trovo controverso, piacevole e spiacevole allo stesso tempo, è sempre stato quello della Solitudine.
Ecco come immaginai la Solitudine in un breve scritto del 2002.
"Un giorno insignificante, un giorno qualsiasi, la solitudine bussò alla mia porta.
Aprii.
Indossava
abiti grigi, mi guardava con aria malinconica e non riusciva a fissarmi negli
occhi, quasi si sentisse in dovere di scusarsi della propria esistenza.
Dopo
pochi istanti, prese fiato, si schiarì la voce e disse: Seguimi. Andremo lontano.
La seguii.
La seguii.
Camminammo
tra pianure deserte e oscure, tra foglie morte e alberi caduti.
Non parlava e io non osavo fare domande.
Non parlava e io non osavo fare domande.
Dopo
un tempo imprecisato, dopo notti buie e lamentose e giorni strappati alla luce
da una fitta nebbia velata di malinconia, arrivammo ad una capanna.
Una persona sedeva all'ingresso, smarrita.
La solitudine le parlò così: Tu hai finito qui. Torna al mondo.
Una persona sedeva all'ingresso, smarrita.
La solitudine le parlò così: Tu hai finito qui. Torna al mondo
La
solitudine mi indicò una sedia: Starai qui per un po'.
Mi sedetti ed essa scomparve nel silenzio.
Mi sedetti ed essa scomparve nel silenzio.
Di
giorno guardavo le nuvole e di notte le stelle, uniche compagne in quel
silenzio senza fine.
Poi,
al tramonto di un giorno come tanti, improvvisamente la solitudine tornò: Il tuo tempo qui non è ancora terminato. Ma ti giuro che terminerà.
Sperai
con tutto il cuore che fosse veramente così."
© Flavia Cantini
sabato 2 novembre 2013
Ritratto
Nel 2010 decisi di mettere su carta il ricordo di una donna della mia infanzia, una donna misteriosa e particolare, che viveva, alle soglie del Duemila, come nell'Ottocento senza alcun tipo di comodità in una casa sul limitare del bosco.
Inutile dire che questa figura ha concesso alla mia fantasia di volare fin da quando ero una bambina sempre alla ricerca di misteri, di racconti, di leggende...
Ecco la prefazione del libretto che rievoca questa misteriosa persona, libretto stampato dall'Associazione culturale CaArteiv.
"Spesso ci sono persone che passano la loro vita in anonimato e
semplicità e, quando se ne vanno, lasciano ricordi soltanto nella mente
di chi le ha conosciute da vicino. Eppure, queste persone anonime,
hanno talvolta l’immagine di “personaggio”, di figura diversa e
circondata da un alone di mistero.
Ed io, come autrice, desidero, attraverso i paragrafi di questo “racconto
di vita vera”, dare voce e risalto proprio ad una persona, una donna,
sconosciuta e non certo importante, ma che aveva tutta l’anima del
personaggio. Era una persona che, per i suoi riti quotidiani e il suo
modo di vivere, non può far a meno di stupire e di distinguersi, in modo
netto e bizzarro, dal resto della società e dell’ambiente in cui visse.
Una donna che, come amo ricordare, ha portato “l’Ottocento nel
Duemila” seguitando a vivere controcorrente, con uno stile di vita
spartano e legato ancora ai ritmi del primo Novecento. Trascorse la sua
vita in una casa-eremo, isolata, non lasciandosi minimamente scalfire
dalle critiche e dalle derisioni di quanti non sanno comprendere e
rispettare le scelte altrui e prendono in giro il diverso.
Una donna forte, risoluta, con mille sfaccettature, immersa in un clima
quasi primitivo e costellato da superstizioni, leggende, piccoli riti
quotidiani sempre uguali, una donna da cui traspariva un alone di
mistero che, spesso, incuteva una sensazione di paura mista a curiosità.
I paragrafi di questo racconto, che vuole ricordare questa donna-
personaggio, parleranno di lei attraverso i ricordi, le sensazioni e le
emozioni di chi scrive, in modo senza dubbio non lineare ma dettato dal
sorgere, nel corso della scrittura, di frammenti di immagini, di frasi, di
racconti e situazioni vissute.
Saranno frammenti ripescati dalla mente di chi scrive e verranno a galla
seguendo il flusso, sempre disordinato, dei ricordi e, come in un diario,
i paragrafi si susseguiranno senza ordine logico, ma desiderosi soltanto
di dare voce a uno di quei tanti personaggi anonimi che passano in
silenzio su questa Terra."
© Flavia Cantini
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domenica 27 ottobre 2013
"Prigioniero di un altro"
Nel 2009 ho partecipato al concorso "Granelli di Parole" indetto dalla Casa Editrice Kimerik e il mio racconto breve, Prigioniero di un altro fu selezionato e inserito nell'Antologia del concorso, dal titolo "Racconti di autori italiani" 2010.
Di seguito, vi posto la prima parte del racconto.
“La torcia,
oddio la torcia! Non posso averla dimenticata, dannazione!”.
Lorenzo frugò
nelle tasche del giubbotto con un certo nervosismo, non volendo neppure
immaginare di aver dimenticato la cosa più importante in quella notte senza
luna.
Ma, un istante
dopo, un rigonfiamento nella tasca sinistra fece tirare un sospiro di sollievo
al ragazzo che, subito, afferrò la torcia e, con un misto di ansia e timore, si
decise a percorrere il vialetto lastricato che dal marciapiede conduceva ad una
vecchia villetta abbandonata all'estrema periferia della città.
Quella villetta,
dall'intonaco verde acqua, con i balconi di marmo, circondata da un parco dove,
ormai, le piante crescevano selvagge, aveva sempre attirato lo sguardo di
Lorenzo e popolato i suoi sogni e i suoi incubi.
Lorenzo,
da quando riusciva a ricordare, era sempre stato ossessionato da quella
villetta e, da bambino, aveva trascorso interi pomeriggi, nascosto dietro i
cespugli, a fissare quelle finestre, quei balconi così severi e neanche troppo
belli, quella facciata verde acqua e a chiedersi come mai quell'edificio
attirasse così tanto la sua attenzione da sognarlo anche di notte.
Quante
volte il ragazzo si era svegliato di soprassalto la notte dopo aver sognato di
trovarsi dinnanzi a quella villetta e di non essere più capace di muoversi,
tanto era il fascino pericoloso emanato da quella costruzione, quante volte aveva
urlato nel cuore della notte per aver visto, in sogno, la villetta bruciare e
aver desiderato di gettarsi nel fuoco per non abbandonare quei muri ma seguirli
anche nella fine, quante volte, tornando da scuola, aveva rallentato il passo
dinnanzi al cancello della villa e aveva spiato oltre la siepe, tormentato dal
desiderio di vedere, di osservare, di carpire ogni segreto di quell'edificio.
Gli
anni trascorrevano, Lorenzo cresceva ma l’ossessione per quella villetta, che
neanche lui era mai riuscito a spiegarsi, non accennava a diminuire e il
giovane ormai conosceva a memoria ogni cosa riguardo quell'abitazione, compresi
gli inquilini che si erano avvicendati negli anni.
L’ultimo
era stato un vecchietto che, nonostante dovesse essere ricco per poter
permettersi una simile dimora, trascorreva tutto il giorno in solitudine nel
parco della villa a curare le piante e mai era stata data una festa in quella
sontuosa abitazione da quando l'anziano signore ne aveva preso possesso.
Chi avesse abitato
in quella villa negli anni a venire, era cosa sconosciuta a Lorenzo: il ragazzo
era andato a studiare fuori città e si era ripromesso di non rivolgere più il
pensiero a quella dimora che aveva cominciato ad inquietarlo non poco,
calamitando il suo sguardo e i suoi pensieri nel corso del tempo.
Ma, ora, in
quella fredda sera di novembre, mentre spirava un venticello freddo e piccole
gocce d’acqua già calavano sulla città, Lorenzo non aveva più saputo resistere
e si era finalmente deciso ad affrontare il “mistero” di quella villetta che
non vedeva da più di un anno, ormai.
E ora che il
giovane camminava, con circospezione, lungo il vialetto che conduceva alla
villa, si rendeva sempre più conto che era come se qualcosa volesse attirarlo
all'interno di quella dimora e che per lui non era possibile distogliere lo
sguardo da quei muri, da quelle colonne dinnanzi al portone, da quei balconi.
Respirando
profondamente, Lorenzo si avvicinò al portone ormai sfondato e, così da vicino,
si rese conto che ormai la villa versava in uno stato di abbandono totale; con
attenzione e cercando di illuminare il cammino con la torcia, il giovane salì i
pericolanti scalini che conducevano al portone e, senza più esitare, varcò la
soglia facendosi strada tra mille detriti.
La debole luce
della torcia, vinta ad una lotteria, a fatica permetteva a Lorenzo di vedere
dove metteva i piedi; il ragazzo, dopo aver dato una sommaria occhiata a quello
che, una volta, doveva essere l’ingresso (e ora ingombro di detriti, sedie
rovesciate a terra, polvere ovunque, vecchi candelabri e soprammobili in pezzi), svoltò a destra e si ritrovò in
una camera non molto grande ma che sembrava essere stata finemente arredata.
Prima che
Lorenzo potesse dirigere la torcia in ogni angolo per ispezionare meglio il
posto dove si trovava, un camion passò accanto alla villa, nella strada di
fronte, e, il fascio di luce dei fanali, illuminò, per un istante, a giorno la
stanza e al giovane, inorridito, apparve davanti agli occhi, accanto
all’armadio, la sagoma di un oggetto (dalla sagoma inconfondibile) che non
poteva essere altro che una lapide; e su di essa sembrava scritto un nome con
caratteri gotici e di colore rosso sangue, il nome di un ragazzo: Luigi.
E, non appena
Lorenzo, scosso, puntò la torcia in ogni angolo della stanza per rendersi conto
di dove si trovasse, vide che quella era stata proprio la camera da letto di un
ragazzo: tra i detriti e la polvere si scorgevano ancora vecchi poster che
penzolavano ormai dai muri, un pallone solitario e sgonfio, vecchie
automobiline da collezione su una mensola corrosa dai tarli e una cornice a
terra con una foto, ormai sbiadita, di un giovane che sorrideva in tenuta da
calcio.
Lorenzo, che
cominciava a sentire qualche brivido, si decise a puntare la torcia nell’angolo
in cui, poco prima, aveva scorto la lapide e, con grande sgomento e sorpresa,
vide che, in realtà, non vi era nessuna lapide.
Il giovane, a
quella scoperta, non sapeva se sentirsi
sollevato oppure angosciato e la risposta a questo dilemma gli venne poco dopo
quando cominciò a sentire sinistre voci e sadiche risate turbinare tutt’intorno
a sé e la paura lo assalì con la sua gelida morsa.
Lorenzo girò sul
rotondo più volte nel tentativo di individuare il punto esatto da dove
provenivano quelle sadiche e infernali risate ma tutto fu inutile perché le
voci e le risate sembravano riecheggiare ovunque.
Poi, a
paralizzare del tutto il ragazzo nel cuore della notte in quella villa
abbandonata, giunse, come un’eco lontano, una lugubre cantilena cantata da una
voce di ragazzo: “Di nuovo nel mondo…Ma non con il mio corpo”.
Questa lugubre e
misteriosa cantilena sembrava venire da lontano, da un punto imprecisato e,
sebbene debole e distante, provocò, per le sue parole sibilline, un’angoscia
terribile in Lorenzo che, seduta stante, decise di allontanarsi da quella
stanza; prima di uscire dalla villetta, però, vinto dalla curiosità, il giovane
fece un rapido giro delle altre stanze del pianterreno e, con sgomento, vide
che, nonostante il disordine, i detriti e la polvere, tuttavia la villa
sembrava essere stata abbandonata da poco e all'improvviso, come se i
proprietari fossero svaniti nel nulla.
Tutti gli
elettrodomestici, i divani, i televisori, tutto c’era ancora e il giovane notò,
persino, sul tavolo della cucina, una scatola di caffè e una bottiglia d’acqua.
Perplesso e
ancora turbato dalle enigmatiche parole della cantilena, il giovane, alle prime
luci dell’alba, uscì di fretta dalla villa e, una volta arrivato nel vialetto,
si scrollò di dosso la polvere e con essa immaginò di scrollare via da sé anche
quella sinistra esperienza.
Frastornato e
confuso, Lorenzo uscì dal parco della villa chiudendosi dietro il pesante
cancello, che gli ubbidì a fatica con sinistri cigolii, e, prima di mettere
piede sul marciapiede, il giovane rimase ancora qualche istante immobile con la
mano aggrappata alle inferriate ormai coperte di ruggine.
Tutto ad un
tratto sentì avvicinarsi di corsa, un gruppetto di persone alle prese con il
primo jogging mattutino, tre ragazzi e due ragazze che, non appena passarono
accanto a lui, dopo averlo squadrato con occhi attoniti, gli dissero in coro:
“Ciao Luigi, ma sei qui?”.
Lorenzo non ebbe
neppure il tempo di reagire che subito i giovani, ancora più confusi,
mormorarono tra loro “Ah, no! E’ un altro ragazzo!” e continuarono la loro
corsa."......
© Flavia Cantini
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venerdì 25 ottobre 2013
Come nasce un mio racconto/romanzo
In questo post voglio rendere partecipe il lettore di come nasca il mio atto creativo.
Innanzitutto mi lascio guidare
dall'ispirazione che può manifestarsi sotto forma di un'idea che ritorna più
volte, un flash, un'immagine, una frase che mi balena in testa all'improvviso,
il nome di un personaggio, una vicenda reale o fantastica.
E basta questo primo
elemento, anche se minimo, a far nascere in me il desiderio di dare vita a una
nuova storia che porti dentro sé questa base.
Inizia dentro di me un'attenta
riflessione, un continuo flusso di pensieri (che lascio più che altro liberi di
associarsi in maniera autonoma
e imprevedibile, quasi da flusso di coscienza) che mi portano, piano piano,
a mettere insieme la struttura portante del nuovo racconto e/o romanzo.
Allora,
una volta raccolto e visualizzato tutto il materiale necessario (idea di fondo,
trama principale, eventuale sottotrama, protagonista, personaggi principali e
secondari...) inizio a scrivere seguendo a grandi linee una scaletta (da cui
però, in corso d'opera, posso anche distaccarmi se le esigenze della storia si
incanalano in modo imprevisto).
E la scrittura avviene quasi da sé, mi sento il
tramite della storia e dei personaggi, sento come se fossero loro a dirigere
gli eventi e il mio atto creativo, è come se tutto fosse già nella mia mente e
io dovessi soltanto permettergli di vivere trasponendolo
su carta.
L'ispirazione per me è fondamentale, è la mia guida e per stimolarla
penso molto, fantastico, sogno ad occhi aperti, mi guardo attorno, osservo con
attenzione ciò che accade, le persone, ascolto ripetutamente la musica, leggo
tantissimo, rifletto e appunto ogni sensazione o minima idea che mi sovvenga.
© Flavia Cantini
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lunedì 21 ottobre 2013
Il romanzo incompiuto
Penso che quasi ogni scrittore abbia, da qualche parte, il suo romanzo incompiuto.
Io, il mio romanzo incompiuto, Incubo, lo scrissi nel 2006, a diciotto anni.
Non avevo intenzione di lasciarlo incompiuto ma così è stato, sono arrivata poi ad un certo punto della trama e ho scoperto che doveva terminare lì, che c'era qualcosa, appunto, d'incompiuto, e che quella storia avrebbe avuto il suo finale, sì ha un finale, ma la parte centrale sarebbe rimasta per metà non terminata.
Un romanzo su un tema difficile, la follia, la pazzia, un romanzo che mi è sgorgato da dentro di getto, così, nell'estate 2006 e che portavo avanti in pomeriggi solitari in un casolare di campagna perché mi trovavo a mio agio a scrivere là, sola con la natura e il silenzio.
Un romanzo in cui io era il tramite del protagonista, io ero la penna attraverso cui, quel protagonista che sentiva salire la follia dentro sé, si raccontava al mondo che non riusciva a comprenderlo.
Un romanzo scritto quasi sotto dettatura, a tinte forti, un romanzo folle, appunto.
La mia prima prova di scrittura, una palestra, il momento in cui, per la prima volta, la mia vena creativa è sfociata nella narrativa e ho capito che, da lì in poi, avrei scritto narrativa.
© Flavia Cantini
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domenica 20 ottobre 2013
Parliamo un pò del mio nuovo romanzo
Ecco, parliamo un pò del mio nuovo romanzo che dovrebbe uscire in primavera.
Tutto cambiato, nuova casa editrice, volume unico, rimane il genere: fantasy.
E un agile romanzo di veloce lettura.
Vuole rappresentare il mio "reinserimento" nel mondo della scrittura dopo l'esperienza, positiva e negativa, della pubblicazione dei primi due volumi di una trilogia fantasy che, a oggi, per svariati motivi, è rimasta incompleta.
Questo è stato un'esordio, un tentativo ma non mi ha appieno soddisfatto, non ha reso bene l'idea di quanto io ami la scrittura e di cosa io riesca a scrivere.
Esiliato sulla Terra, così dovrebbe chiamarsi, è un romanzo che ho scritto nel 2009 e poi rivisto nel corso degli anni.
E' il romanzo, a oggi, a cui tengo di più, quello che mi emoziona ogni volta che lo leggo, come se non l'avessi scritto proprio io.
Un romanzo di genere fantasy che
unisce agli elementi fantastici tematiche psicologiche ed emozionali.
Non un puro fantasy quindi ma una
parabola ascendente, un percorso di “crescita” attraverso l’umiliazione e
l’annullamento di se stessi per arrivare a “occupare il proprio posto nel
mondo”.
La cornice fantasy, il ragazzo da
un altro pianeta forniscono lo spunto per affrontare il tema dell’eroe
solitario, dell’emarginato, della solitudine e parlo di quella vera e profonda,
la solitudine che scuote con fremiti dal profondo di un animo lacerato.
Inoltre il romanzo in questione è
una metafora del “prima, durante e dopo” una delle innumerevoli prove che la
vita ci pone dinanzi ogni giorno (da un semplice esame all'Università a prove
ben più difficili e dolorose quali una malattia per esempio): l’angoscia e il
tormento del “prima”, la sofferenza del “durante” e il sollievo e premio del
“dopo”.
sabato 19 ottobre 2013
"Ho visto Louis salutarci dal porto"
Ecco l'inizio del mio racconto breve "Ho visto Louis salutarci dal porto" che verrà inserito nell'Antologia del Concorso IoRacconto 2013.
"La pioggia batteva con insistenza quella sera, sull'asfalto, sulle case, sulla città addormentata e immersa in una quiete quasi innaturale; la nebbia si alzava in lontananza, dove il fiume incontra il mare, e presto, con il suo fumoso velo, avrebbe nascosto alla vista ogni angolo, ogni luogo e reso incerto il cammino ai pochi che si trovavano fuori a quell’ora ormai tarda.
Io e Anthony
camminavamo con passo svelto e le mani in tasca, stretti nei nostri cappotti,
curvi a fissare l’asfalto per evitare almeno la fastidiosa pioggia negli occhi;
non avevamo scambiato ancora una parola e non eravamo dell’umore giusto per
fare chissà quali discorsi.
“Dannazione! Potevi almeno portare un
ombrello!” sbottai all’improvviso mentre, nervosi, acceleravamo il passo.
“E tu? Non potevi ricordartelo tu?” mi
rispose Anthony con tono seccato, continuando a guardare a terra.
Lente carrozze e
poche auto, ancora una curiosa novità, passavano alla nostra sinistra, senza
alcun riguardo per noi e più di una volta ci bagnarono, forse con intenzione.
Poi, finalmente,
dopo pochi minuti, ecco il porto là dopo la curva; scendemmo lungo una
scalinata di legno, ripida e pericolante, e ci ritrovammo immersi nella vita
dei marinai: barche e navi attraccate che sembravano danzare assecondando il
moto delle onde sempre più alte, il profumo intenso di salsedine, il mare
minaccioso e, a destra, le taverne della vecchia darsena, ritrovo dell’umanità
più disparata."
© Flavia Cantini
© Flavia Cantini
mercoledì 16 ottobre 2013
Antologia "Il Viaggio" include un mio racconto
L'antologia letteraria "Il Viaggio metafora di vita" realizzata, a seguito del Premio Nazionale La Luna e Il drago V Edizione, dal Caffè Letterario La Luna e il Drago, contiene anche un mio racconto breve selezionato durante il concorso.
Il mio racconto breve si intitola "Panico" e lo trovate a a pagina 105.
Si tratta di un breve racconto che parla di un viaggio speciale, un viaggio all'interno di se stessi in compagnia dell'angoscia per poi risalire vittoriosi e essere pronti a intraprendere un altro viaggio, reale questa volta, per realizzare la propria vita.
Il link all'antologia:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1030097
e sua descrizione:
Viaggio tra i ricordi,nel tempo passato o in futuro immaginato, nella nostalgia di tempi lontani come nella realtà di ogni giorno in un percorso già fatto o ancora da fare tra incontri, esperienze, addii, arrivi e partenze. Viaggio visionario nel tempo e nello spazio alla ricerca di altre realtà e altri mondi.Viaggio introspettivo alla ricerca di se stessi.
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Il mio rapporto con la scrittura
Ecco come ho cercato di condensare, in poche righe, il mio rapporto con la Scrittura:
Il mio rapporto con la scrittura
è viscerale, è qualcosa che mi viene da dentro, una sorta di urgenza, di
chiamata da parte di una storia e dei personaggi a fare sì che, attraverso il
mio intervento creativo, possano vedere la luce.
Ho la passione per la scrittura
nel sangue, è una grande soddisfazione, è lasciare libera di volare la grande fantasia che ho, di immaginare e di creare situazioni che, senza di me, non
potrebbero esistere.
I primi racconti li scrivevo già
a sei anni, non passa quasi giorno senza che io scriva, appunti qualcosa, anche
soltanto una semplice frase che mi viene alla mente e che, poi, potrà magari
servirmi per strutturare una nuova storia.
La scrittura per me è un fuoco
che mi brucia dentro e che non si placa fintanto che non ho portato a termine
il racconto o il romanzo.
Amo la scrittura, è un rapporto
d’amore direi, un senso di appartenenza l’una all’altra, io appartengo alla
scrittura come lei appartiene a me.
© Flavia Cantini
© Flavia Cantini
Contratto editoriale nuovo di zecca
Ecco il Contratto editoriale ricevuto per il mio romanzo fantasy dal titolo Esiliato sulla Terra e future opere :)
lunedì 20 maggio 2013
VoltarePagina: Intervista alla scrittrice e artista Flavia Canti...
VoltarePagina: Intervista alla scrittrice e artista Flavia Canti...: Intervista alla scrittrice e artista Flavia Cantini
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lunedì 1 aprile 2013
Linda Bertasi Blog: INTERVISTA A FLAVIA CANTINI
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mercoledì 23 gennaio 2013
Altro spazio a me dedicato online
Un altro spazio dedicato a me e alla mia scrittura :)
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sabato 5 gennaio 2013
Pagina 69
Eccoci con il primo post del 2013!
Al link sottostante troverete la pagina 69 del primo volume di Notti senza luna.
Si dice che la bontà di un libro si capisca dalla pagina 69... e allora, ecco una buona occasione per chi ancora non avesse letto il libro ma anche per chi l'ha letto e vuole soffermarsi su questa pagina per vedere se ispira o no.
http://blog.graphe.it/2012/12/31/notti-senza-luna-di-flavia-cantini
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