Ecco un'altra immagine da me realizzata per fornire al futuro lettore alcune suggestioni riguardo alla trama del mio nuovo romanzo drammatico intitolato "Il professionista".
Un romanzo che io stessa ho definito
"un drammatico ambientato
nell'attuale crisi economica e in una società dove la disoccupazione, soprattutto
giovanile e per gli "over", è terribile.
Un romanzo crudo ma che sa, allo
stesso tempo, conservare buoni sentimenti e il valore profondo di un'amicizia.
Un romanzo scritto interamente di
notte. Un romanzo che colpisce, un romanzo toccante.
Un romanzo ingiusto.
Ingiusto come la crisi. Un romanzo forte. Forte come l'amicizia vera"
E, per continuare a preparare il terreno al romanzo e solleticare la curiosità dei potenziali lettori, riporto ora alcuni stralci (tratti dal secondo capitolo) che possiamo riferire all'immagine sopra postata :)
"...
"E cosa devo
fare? Io non posso, davvero, non posso … Ma scherziamo? Come potrei mai anche
solo immaginare di … Oh, non riesco neppure a dirlo, altro che metterlo in
pratica …"
Saverio cercava
un dialogo con se stesso ma, per quanto si sforzasse di trovare una soluzione,
era sempre al punto di partenza: accettare o no?
Per etica e
istinto, la risposta che gli sovveniva era categoricamente No.
Per fame e
disperazione, la risposta era che un lavoro, qualsiasi lavoro, poteva andare bene per sopravvivere.
"Loro mi
conoscono ormai … Hanno i miei dati, io so cosa fanno … Mi permetterebbero davvero
di dire che non accetto?" anche
questo era un aspetto da considerare, forse i due signori non avrebbero mai
accettato una risposta negativa ma, per finzione, si erano persino permessi di
concedere tempo per decidere.
Un’incognita.
Saverio tremava
al pensiero di doversi recare l’indomani, a mezzogiorno, in quell’ufficio e,
lì, pronunciare una parola che, qualunque essa fosse, gli avrebbe cambiato la
vita irrimediabilmente e per sempre.
Che tristezza …
Senza un lavoro, i risparmi sarebbero finiti presto: Saverio, ormai, non osava
neanche più aprire la vecchia scatola di cartone in cui aveva riposto il denaro
che gli rimaneva, tanta era l’amarezza di vedere soltanto le poche banconote
superstiti.
Un atroce
dilemma si agitava convulsamente nel cuore e nella mente del ragazzo: accettare
e mangiare o rifiutare e chissà?
E poi il terrore
di sentirsi già parte di quella (come chiamarla?) società …
Sì, perché
dubitava di poter esprimere un parere negativo.
L’avevano già
assoldato e il suo essere d’accordo o meno non aveva nessuna importanza; era al
corrente dell’attività di quei due e
conosceva i loro volti … Se avesse rifiutato magari lo avrebbero lasciato
andare tranquillo, salvo poi presentarsi alla sua porta il giorno dopo per
freddarlo senza pietà.
..."
Alla prossima!
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