Eccomi a raccontarvi qualcos'altro sul mio nuovo romanzo drammatico "Il professionista".
Un romanzo ambientato al giorno d'oggi, in un'Italia colpita dalla crisi e dalla disoccupazione in cui vengono travolti, soprattutto, gli "over" e i giovani.
E giovane è il nostro protagonista, Saverio. 24 anni, una laurea in Architettura, spiccato talento nella pittura, determinazione e volontà.
Ma anche una situazione disagiata e di estrema povertà.
Il principale scopo della sua solitaria vita in povertà? Trovare un lavoro per mantenersi e riuscire a mangiare almeno tutti i giorni.
E, dopo mesi e mesi di porte in faccia e zero risposte, ecco che viene chiamato a sostenere un colloquio di lavoro.
Sembra tutto perfetto, ma...
"Quanto sei disposto a cambiare per avere un lavoro?"
Eccovi alcuni nuovi stralci :)
"...
Erano da poco
passate le due di un altro gelido pomeriggio invernale.
Saverio sedeva,
fintamente tranquillo, alla scrivania e cercava di occupare il tempo
scarabocchiando qualche pagina di vecchi quaderni; una passione, la sua, per il
disegno molto profonda.
Dopo i primi
giorni di puro terrore, ormai, segretamente cominciava a pensare che il
colloquio e tutto il resto fossero una farsa e che i due “datori di lavoro”
avessero dimenticato il suo nome.
Ma, proprio
allora, un trillo risuonò per tutta la stanza e la matita zigzagò per il foglio
prima di cadere a terra.
Gelo. Buio.
Sudori freddi.
Tachicardia.
Tremori. Respiro corto.
“Non può essere”
si disse mentalmente Saverio mentre cercava, con mano tremante, di afferrare il
bicchiere e bere un sorso d’acqua per placare l’improvvisa arsura della gola.
Un trillo ... Era forse stato reale?
Le stanze buie e
fredde gli mettevano addosso una strana inquietudine, gli sembrava di essere
osservato da qualcuno nascosto nell’oscurità e pronto a colpirlo.
Girovagò esausto
fino a che le prime luci dell’alba non rischiararono il paese; allora, confortato
dall’inizio di un nuovo giorno, Saverio si sedette sulla vecchia poltrona in
cucina.
Ma non trovava
pace ed era quasi mezzogiorno quando si costrinse a cambiarsi d’abito.
Davanti allo
specchio quasi non riusciva a guardarsi in faccia, non si riconosceva, era di
un pallore spettrale, le gote scavate, gli occhi spenti.
“Ecco a cosa mi
sta portando questo lavoro e la colpa che ne consegue: alla distruzione” ammise
amaramente.
..."
Alla prossima!
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