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martedì 5 novembre 2013

Solitudine


Un tema a me caro, poichè lo trovo controverso, piacevole e spiacevole allo stesso tempo, è sempre stato quello della Solitudine.

Ecco come immaginai la Solitudine in un breve scritto del 2002.


"Un giorno insignificante, un giorno qualsiasi, la solitudine bussò alla mia porta.
Aprii.
Indossava abiti grigi, mi guardava con aria malinconica e non riusciva a fissarmi negli occhi, quasi si sentisse in dovere di scusarsi della propria esistenza.
Dopo pochi istanti, prese fiato, si schiarì la voce e disse: Seguimi. Andremo lontano.
La seguii.
Camminammo tra pianure deserte e oscure, tra foglie morte e alberi caduti.
Non parlava e io non osavo fare domande.
Dopo un tempo imprecisato, dopo notti buie e lamentose e giorni strappati alla luce da una fitta nebbia velata di malinconia, arrivammo ad una capanna.
Una persona sedeva all'ingresso, smarrita.
La solitudine le parlò così: Tu hai finito qui. Torna al mondo.
La solitudine mi indicò una sedia: Starai qui per un po'.
Mi sedetti ed essa scomparve nel silenzio.
Di giorno guardavo le nuvole e di notte le stelle, uniche compagne in quel silenzio senza fine.
Poi, al tramonto di un giorno come tanti, improvvisamente la solitudine tornò: Il tuo tempo qui non è ancora terminato. Ma ti giuro che terminerà.
Sperai con tutto il cuore che fosse veramente così."



© Flavia Cantini

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